La Presentazione di Giacomo Goldaniga - Sito Ratatue

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La Presentazione di Giacomo Goldaniga

Canzoni La Bià del Tép
Presentazione del   Repertorio
di Giacomo Goldaniga
Il repertorio di Gabriele Rondini,   artista eclettico ed originalissimo, che proviene da esperienze   giovanili di musica folk e rock, è senza dubbio unico nel suo genere   e nonostante la modernità, perché è di recente elaborazione, si   colloca a pieno titolo nel filone dei canti popolari. Non a caso   utilizza ampiamente il vernacolo e su 14 brani solo tre sono in   lingua nazionale. Di non facile collocazione risulta invece la   musica, accattivante, armoniosa, gioiosa e molto orecchiabile,   inventata sul momento, - come del resto i testi -, spontanea e non   ricercata, frutto di conoscenza della materia, d’ingegno e di una   creatività sorprendente. Musica in libertà, come ama definirla   l’autore medesimo, perché la libertà di composizione, non legata ad   un genere ben definito,  permette di creare la miglior connessione   tra testo e musica. Ecco allora che quasi per sortilegio, dall’estro   del compositore scaturiscono brani che sanno di folk, di reggae, di   blues, di pop e d’altro ancora. Nel panorama camuno-bresciano è un   saggio compositivo  del tutto eterogeneo che non ha simbiosi alcuna   con i testi e la musica d’altri autori gravitanti nell’orbita delle   canzoni popolari.
L’amico Gabriele è un camuno doc che   ama molto la sua valle e per il suo repertorio si è ispirato alla   realtà storico - culturale del territorio in cui vive, attingendo a   piene mani dalla tradizione, dal suo vissuto personale e da quello   della gente camuna, dignitosa e laboriosa.
Passando in rassegna il corto ma   concentrato canzoniere compaiono brani che si rifanno a fatti   storici ed avvenimenti che la memoria collettiva non può cancellare   come quelli del disastro del Gleno e della prigione bresciana   Mirabella. Emergono figure e tipi tradizionali presenti in tutti i   paesi valligiani quali il “bàrba” e il “binadér”,  si propongono   leggende e filastrocche conosciutissime, spaccati di vita   lavorativa, mezzi di trasporto pubblici come la sgangherata   “liturina” che l’autore si sente in dovere di canzonare. Non mancano   a Gabriele l’umorismo e la fine ironia con cui leggere la realtà che   ci circonda. Emergono ricordi dei tempi andati, dell’infanzia, dei   divertimenti usuali -le bande di ragazzi di paese e la festa dei   coscritti - ma pure storie inventate come “ Cara la mé Rusìna” o “La   bià del tép “ quest’ultima una  riflessione sulla società attuale,   sui ritmi frenetici della vita moderna che sovente ci impediscono di   fermarsi, di riposare, di pensare, di ragionare, di riflettere sulle   nostre abitudini, di accorgerci  del tempo che passa   inesorabilmente, di contemplare le bellezze naturali, di guardare la   luna.
Scavando all’interno dei testi si   scopre la tragedia, la commedia e la festa della vita, la lotta tra   il bene e il male, il confronto tra il brutto e il bello, tra il   buono e il cattivo, tra l’avaro e il generoso, si scoprono i   difetti, le debolezze, i vizi e le virtù umane. Quello di Rondini è   un pensare e un meditare un po’ kantiano, “del cielo stellato sopra   di me e della legge morale che è in me”; nei suoi brani, nelle   leggende che ha scelto non disdegna di mettere in risalto l’esigenza   di un comportamento etico del vivere che il nostro tempo purtroppo   sembra aver smarrito.  
A pochi è venuto in mente di musicare   le storie, le leggende, le filastrocche della propria terra o i   mestieri di una volta. Questa è una intuizione geniale e originale,   nuova e rara, che mi porta a ricordare l’esperienza di un altro   artista camuno, (del quale ho vergato la presentazione) di Giuliano   Tenchini, vignettista versatile che alcuni anni or sono illustrò i   motti , i detti e i proverbi camuno-bresciani in via di estinzione,   condensando i suoi preziosi disegni nella pubblicazione intitolata “Pòta”,   un recupero in chiave umoristica del patrimonio linguistico che ci è   pervenuto dalla tradizione orale popolare.    
L’abilità di Gabriele nel proporre   delle musiche malinconiche o festanti, che ben si addicono ai testi,   non è da meno di quella di saper sintetizzare in poche strofe un   lungo e complicato racconto. E l’operazione è riuscita appieno   perché l’autore lo ha fatto con amore, col cuore. Ho detto che si   tratta di musica popolare perché in questo lodevole e apprezzato   lavoro, che ha richiesto tempo e fatica, c’è pure il precipuo   intendimento, identico a quello dell’artista sunnominato, di   recuperare e di valorizzare il patrimonio orale delle generazioni   che ci hanno preceduto, di riproporre quei valori positivi propri   della civiltà e della società contadina, dalla quale tutti   proveniamo.
Sono certo che anche il più indolente   degli ascoltatori, sarà attratto, come me, dalle belle ed eufoniche   composizioni musicali di Gabriele, che rimarrà incantato,   entusiasmato, rapito dai suoni e dalle voci che lo sedurranno e lo   coinvolgeranno in un estasiante turbine emotivo.
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